21 dicembre 2024

Da Trotula

 Nel corso della mia bella e fortunata esistenza non ho mai smesso di ammirare le meraviglie del Creato,
di apprezzare la magnificenza della vita, le cose che ci attorniano e la loro infinita varietà. Accanto al bene tuttavia, ci è dato di conoscere, con fede e ragione, anche del lato oscuro e imperscrutabile dell’animo umano, caduco e fragile di fronte alle trame del Male.

La bontà divina si è manifestata a miei occhi in tanti modi; attraverso gli astri dell’Universo, instancabili nel loro perpetuo ruotare; nelle piante, figlie della Terra, che ci sostengono e ci curano dai malanni; nella vita umana, figlia del Cielo, peccaminosa, ma varia e complessa, che il Signore ha voluto innalzare su tutte le specie viventi, affinché governasse la Terra e non smettesse mai di generare la propria discendenza.

Egli, l’Altissimo, ha plasmato ogni membra, ogni osso, ogni muscolo, ogni umore con la giusta ed equilibrata mescolanza; calda e asciutta per il maschio, fredda e umida per la femmina, facendo sì che la specifica natura dell’una fosse mitigata in opposizione dall’altra.

Ma le cose del Mondo scontano il fio del tempo; all’uomo però - al quale Iddio ha donato la libertà della ragione e dell’intelletto - in ragione della sua natura corruttibile, si è aggiunto il peso del peccato originale. A me il Signore ha riservato il compito di curare il corpo e di assistere gli infermi. Non c’è gioia più grande nel ridare la speranza a un ammalato o ad un bambino in lotta con la morte. Ma ciò che più tormenta e scuote nel profondo i miei pensieri è scoprire i segni di un vigliacco, che sceglie bene le sua preda tra coloro che Natura ha fatto deboli e indifesi. Ora, se i giorni di questo mondo sono prossimi alla fine, allora possa l’inferno aprir loro le porte e consumarli nelle fiamme eterne.

È stata la natura femminile a interessarmi di più, non solo per il fatto di essere io stessa donna, ma soprattutto nel commiserare la loro (nostra) gracile esistenza. E quella debolezza, che Iddio ha voluto per altri scopi, è sovente causa di soprusi da parte di coloro che, ignorando la legge di Dio, li commettono senza pudore e ritegno. Posso testimoniare e ricordare con dolore le sventurate accorse alla mia dimora in cerca d’aiuto, che ancor prima del corpo, chiedevano cure per l’animo devastato da torti e violenze.

Per mia abitudine e per regola di studio, tengo nota fedele in un registro di ogni caso che giunge  a me; dalla nobildonna alla sua ancella, dalla contadina alla lavandaia; a nessuna di esse ho mai richiuso l’uscio in faccia. A contarle tutte ci vorrebbe tempo, di molte non ho più il ricordo, ma di una in particolare la memoria resta viva, la cui tragedia rimane vivida nella mia mente, anche ora che, incanutita dalla vecchiaia, mi appresso alla fine dei miei giorni.

In quel tempo, avendo io maggior bisogno di aiuto per sbrigare le mie faccende e accudire i miei pazienti, presi in casa una nuova serva, di nome Tassia. Se non ci fosse stata lei, sarebbe stato molto triste e noioso quest’ultimo mio scorcio di vita. Tassia, bastone della mia vecchiaia, luce dei miei occhi, è diventata la mia discreta confidente, allegra, spigliata e la lingua tagliente quanto basta contro gli arroganti. Questo racconto lo devo soprattutto alle sue testimonianze chiare e dettagliate di molti fatti qui descritti, a molti dei quali non ebbi modo di assistere di persona. Non ti siano scandalose certe pagine, perché la Verità non è mai stata peccato, ma rende onore alle persone che rettamente agirono. Se alla fine forse è assente la Giustizia, è solo perché Essa non è di questo mondo. Tienilo a mente quando ti troverai a girovagare nella notte, assieme ai nostri personaggi o a temere per la loro vita.

La mia storia ebbe inizio a metà primavera nell’anno 1084 e niente lasciava presagire i tristi eventi che seguirono e che ti voglio raccontare.

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