Un altro?! direte voi. L'ulteriore aggiungo io, anzi l'ennesimo che si origina dalla nebulosa in continua espansione dei liberi pensatori, di scrittori e opinionisti, poeti delle rime brevi e anticorformisti dal pensiero corto.
Perchè buttarsi in un buco nero?
Il veterinario che mi tiene in cura ha detto che si tratta di postirite, un morbo che colpisce gran parte della fauna umana post-moderna e che si manifesta in vari modi: attacchi di panico per carenza like affettivo, schizofrenia da post negativo, insufficienza smile-respiratoria e perfino di allucinazioni condivise.
Da dove trae origine? Non si sa, ma pare che l'esposizione prolungata davanti a uno specchio o nell'obiettivo di un cellulare possa ingenerare nel soggetto disturbi comportamentali piuttosto seri.
Purtroppo non esiste cura farmacologica a questa sindrome, ma solo palliativi. Però un approccio para-omeopatico che si rifà chiaramente a Paracelso (uno svizzero un po' svitato, vissuto nel XVI sec. che amava farsi chiamare Bombastic, anch'egli con problemucci di Ego smisurato, pensate voi!) suggerisce una terapia improntata al criterio similia similibus curentur; immettere piccole dosi di malattia nell'organismo al fin di immunizzarlo. Una sorta di vaccino, ma la scelta della dose però è decisiva: poca roba non serve a niente, troppa pare sia letale per le cellule grigie.
Calma, ci sto arrivando. Sempre secondo il veterinario, sarei agli inizi della sintomatologia. Lievi perdite di memoria, vuoti d'aria e mancanza di parola. "Apriti un blog" mi dice, "anche il mio cane ce l'ha e lui sta benissimo, lo sto consigliando anche a quei criceti che non riescono più a fare girare la ruota e pare che funzioni."
Capito ora?
Mi era venuto di chiamarlo Words in the mirror, ma in inglese suona snob, però l'idea dello specchio mi affascinava; chi l'ha inventato dovrebbe essere insignito del premio nobel.
Pensate a una vita senza. Una catastrofe, e non mi riferisco solo alla faccia tagliuzzata dal rasoio, la barba lasciata a ciuffi qua e là o a una donna che prova a farsi il trucco. Brrrrr.
No, pensavo alle conseguenze dell'immagine riflessa.
Guardarsi nello specchio, riflettersi in una vetrina di un negozio risponde alla necessità di ritrovarsi da qualche parte, di riconoscersi e essere riconosciuti.Un blog serve a questo, ma anche a mettere in ordine le proprie idee, perchè la scrittura in sé è un processo di selezione e la lingua un mezzo razionale per dare un senso alla realtà vera e a quella immaginaria.
In fondo, uno specchio fatto di parole.
Meno male che l'immagine allo specchio non l'hai messa. Orrore! :)
RispondiEliminaNe ero tentato
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