1 novembre 2020

Il maleficio

Mi chiamo Sallustio, liberto di Primo Sabino Cato, duovirio di questa città. Sono il suo scrivano fidato, tengo i conti in ordine per quanto è possibile e mi occupo dei suoi clienti. Quella mattina però, fui costretto ad occuparmi d’altro. 
    Avevo trascorso una nottataccia, disturbata da sinistri lamenti provenienti dalla strada. Il caldo mi costringeva a tenere il battente aperto e non tirava un alito di vento.
    Quando all’alba, un urlo terrificante mi fece saltare giù dal letto. Dalla finestra vidi un’ombra sgusciare furtiva lungo il porticato del tempio di Pomona e sparire nell'ombra dell’edificio.
    Fui il primo a raggiungere lo spiazzo di sotto. Sul pronao oltre il colonnato vidi Ambrosia, moglie di Licilius, flamine del tempio, che urlava e si strappava i capelli. Le sue orribili maledizioni si riverberarono tra le insulae circostanti, squarciando il silenzio del mattino. Mi avvicinai a lei guardingo; Ambrosia era una donnona nota per il suo caratteraccio collerico e manesco.

14 ottobre 2020

La digestione

Per coloro che non mi hanno ancora conosciuto, mi chiamo Sallustio e sono il liberto di Primo Sabino Cato, senatore e duovirio di questa città. Faccio lo scrivano, tengo in ordine i conti e mi occupo dei clientes.
    Dovrei ricordarvi qualche altra cosuccia su di me, ma il Tempo dà sempre torto agli assenti, pertanto quando è ora delle fabulae, aprite bene le orecchie. Quella mattina mi ero svegliato con la testa che sembrava la fucina di Vulcano; un dolore atroce che mi prendeva dal collo e stritolava le meningi. Temisone, mio amico medico, consigliava un bagno alle terme per quel genere di malanni. A mezzogiorno, sbarazzatomi dell’ultimo cliente, un rompiscatole che non finiva di parlare, uscii finalmente di casa. Attraversai mezzo decumano inferiore, una strada fiancheggiata da un lungo colonnato: portici, empori traboccanti di merci e botteghe di spezie odorose. Lo schiamazzo della gente era insopportabile, per non parlare del frastuono proveniente dagli opifici; tutto rimbombava nella mia zucca come il rullio dei tamburi che accolgono i gladiatori nell'arena. 

7 ottobre 2020

Ci siamo...

    L'attesa di un evento si porta sempre dietro l'incertezza per che cosa accadrà in seguito; forse il bello sta proprio in questo.
    Ebbene sì, inutile tirarla per le lunghe, immagino abbiate capito che l'uscita del mio secondo romanzo si avvicina. C'è ancora del lavoro da sbrigare; qualche taglio inevitabile (mi auguro indolore), la copertina, scrivere una nota e i dovuti ringraziamenti. Credo tuttavia che il più sia fatto. 
    La ricerca di un editore è stata complicata: rifiuti scritti, rari; silenzi lugubri, tantissimi. Bisognava tenere botta, continuare a scrivere, anche senza una speranza all'orizzonte, anche quando la notte diventava lunga come ai poli. 
    Scrivere, scrivere e scrivere.
    Poi come sempre accade spunta l'alba; una chiamata al cellulare e tutto prende senso. Credo ricorderò per sempre quest'ultimo compleanno; la firma di un contratto editoriale e l'inizio di un percorso lungo, al di là di ogni previsione. La sensazione è quella di avere trovato le persone giuste!

Cercherò di tenervi compagnia, provando a sciogliere la mia innata timidezza dietro alle parole.

25 settembre 2020

Il Coppiere

Oggi è un giorno importante per il padrone di casa, si festeggia la sua nomina a senatore e qui tutti fanno a gara per entrare nelle sue grazie. Finché i Numi ci assistono, ci sarà sempre qualcuno che busserà alla porta.
Mi chiamo Sallustio, sono un liberto al servizio di Primo Sabino Cato, duovirio di questa città. Dati i miei studi sono diventato scrivano personale del senatore, ma svolgo anche mansioni di sumptuarius, tengo in ordine i conti, redigo verbali e scrivo lettere da inviare al Senato di Roma. 
Potrei dirvi che gli dèi sono stati misericordiosi, che vivo sotto un tetto accogliente e non muoio di fame. Non mi spezzo la schiena come gli schiavi di questa dŏmŭs, questo è vero, non ricordo più il rumore dello scudiscio sulla pelle, ma sono costretto a sopportare altro, cose che dilaniano l’animo peggio delle bastonate.

24 settembre 2020

Visioni

 - Perchè lo hanno impiccato così in alto? -
- Questo non lo so, magari perchè credevano di farlo morire di più! -

19 settembre 2020

Covid Tale

"Tutto era tranquillo a Covid City alla vigilia di Natale. 
La città si era svegliata ricoperta da un candido strato di neve. Da dieci anni a questa parte, la notte del 24 di dicembre, il bianco ovattava case, giardini e le lunghe strade alberate. E ogni anno, il principale quotidiano cittadino dedicava all’avvenimento la prima pagina con una foto gigante della spiaggia innevata, sulla cui superficie si rifletteva la luce argentea del mattino.

15 settembre 2020

Sentivo la mia mancanza...

e da questo istante la cosa è di dominio pubblico, come questo blog.

Un altro?! direte voi. L'ulteriore aggiungo io, anzi l'ennesimo che si origina dalla nebulosa in continua espansione dei liberi pensatori, di scrittori e opinionisti, poeti delle rime brevi e anticorformisti dal pensiero corto.
 
Perchè buttarsi in un buco nero?

Il veterinario che mi tiene in cura ha detto che si tratta di postirite, un morbo che colpisce gran parte della fauna umana post-moderna e che si manifesta in vari modi: attacchi di panico per carenza like affettivo, schizofrenia da post negativo, insufficienza smile-respiratoria e perfino di allucinazioni condivise. 

Da dove trae origine? Non si sa, ma pare che l'esposizione prolungata davanti a uno specchio o nell'obiettivo di un cellulare possa ingenerare nel soggetto disturbi comportamentali piuttosto seri.

Un No che serve a tutti

Fuori dal Tempio della Concordia si era adunata una gran folla. Tutti i negozi erano chiusi, sulla città gravava una cappa di calore e di incertezza per il futuro. Dentro l'edificio era in pieno svolgimento il dibattito sulla nuova legge. Il Senato era al completo, come non si ricordava da anni. Gli animi erano accesi e i centurioni addetti all'ordine erano intervenuti più volte per calmare gli esagitati. Si fronteggiavano da una parte il rissoso stuolo dei tribuni e capipopolo favorevoli al sì, e dall'altra quelli del no, capeggiati dall'ossuto Catone, sostenitore intransigente delle consuetudini repubblicane.
Cicerone si alzò dal proprio scranno e attese che i colleghi ritornassero ai loro banchi e il presidente gli desse la parola. Quando il silenzio avvolse l'assemblea, si portò al centro della sala, tenendosi un lembo della toga. Volse lo sguardo attorno, fissando per qualche attimo Clodio, suo acerrimo nemico.
«Il quesito dei tribuni è accattivante, non c'è che dire» esordì il console. «Nessuno più di me nutre rispetto e amore per questa Repubblica» continuò abbracciando simbolicamente le due ali dell'edificio. «Ma dobbiamo stare attenti a non fare il lavoro dei suoi nemici. Clodio si muove su un terreno ambiguo; sostenere che per proteggere le nostre libertà dobbiamo ridurre le libertà, che per difenderci dalla dittatura dobbiamo nominare un dittatore, e in questo caso, daremo più voce ai cittadini tagliando la loro voce....  Che logica è mai questa!»

14 settembre 2020

L'impellenza

Confesso di non aver mai visto da vicino un cadavere ammazzato e lo sfacelo provocato da un  singolo proiettile, uno solo finito in mezzo alla fronte: il retro del cranio si era aperto come un melone. Il cervello spappolato era schizzato dappertutto; i miei occhi non riuscivano a staccarsi da quell’orrore.
L’uomo, un tizio corpulento dall'aspetto piuttosto volgare, giaceva tra la macchina e il bordo della scarpata, coi pantaloni e gli slip completamente abbassati. 
Doveva essersi fermato per un furioso bisogno, impellente e prepotente, uno di quelli che non danno preavviso e che provocano sudore freddo. Il fetore era insopportabile e stagnava nel caldo asfissiante.
    Gettai un occhio attorno per vedere se arrivava qualcuno, ma a quell’ora ero certo di essere da solo, in quella  stradina di campagna, polverosa e desolata. Il sole si rifletteva sui teloni bianchi delle serre e sul cofano metallizzato del suv. Già a quella distanza era possibile avvertire il calore che si sprigionava dalla lamiera. La portiera del guidatore era aperta.

13 settembre 2020

L'impellenza

II Parte 

Dovevano aver scoperto il cadavere, perché lungo la strada incrociai svariate volanti e almeno due posti di blocco: uno all’altezza dello stadio e un altro dopo il crocevia poco più avanti. Erano quasi le diciassette quando tirai lo scooter sul cavalletto. Presi la chiave e aprii l’entrata posteriore. Dopo aver rimesso a posto ogni cosa, iniziai a concentrarmi sul da fare. Nella sala centrale aleggiava il tanfo dei cuscini impregnati di fumo e di ogni sorta di odore. Di colpo vidi il titolare entrare dall'ingresso principale. Non era solo, dietro di lui c’erano due uomini in giacca e cravatta che lo seguivano.
    «Che ci fai qui?» chiese con irritazione e sorpresa.
    «Sostituisco il ragioniere.»
    «Prepara tre caffè, sbrigati» mi ordinò senza farsi domande. Era nero, glielo leggevo in faccia.
    Mi portai dietro al bancone e macinai una dose di caffè. Intanto i tre si erano accomodati alle poltrone che circondavano la pista da ballo. Le loro voci rimbombavano sotto il basso soffitto.          Trattenni il fiato, mentre guardavo il filo di crema riempire lentamente le tazzine.
    «Conosce quest’uomo?» sentii chiedere da uno degli sconosciuti. Il mio cuore iniziò ad andare su di giri.